L'alleanza con +Europa

Il Nostro Capolista nella Circoscrizione Nord Orientale

Federico Pizzarotti
Programma Pizzarotti 2019 Europee

I Nostri Candidati

  1. Pizzarotti Federico

  2. Manzi Silvja

  3. Daverio Philippe

  4. Sabbati Federica

  5. Fusignani Eugenio

  6. Cinti Luciani Rita

  7. Yusuf Layla

  8. Holzseisen Renate

  9. Andrian Giorgio

  10. Antonini Laura

  11. Borrelli David

  12. Chiantoni Alessandra

  13. De Andreis Marco

  14. Pasetto Giorgio

  15. Rolleri Francesco

Il Nostro Programma

L’Europa deve ripartire dai sogni degli europei, dal loro diritto a partecipare ai benefici economici, sociali e culturali che l’Unione ha portato negli ultimi decenni e che spesso sono rimasti limitati a pochi.

Investire in istruzione per far ripartire l’ascensore sociale
Ed è necessario che le scuole accompagnino di più gli studenti nella transizione con il mondo esterno, da cui ancora troppo spesso rimangono isolate, ignorando spesso le esigenze culturali, organizzative, scientifiche, tecniche e produttive del paese.

Dunque, aumento delle borse di studio, maggiore investimento sulla formazione dei docenti e sulla qualità dell’insegnamento, maggiore sinergia tra formazione professionale, enti locali e Centri per l’impiego, maggiore uniformazione delle prove finali l’accertamento delle competenze di base, sperimentazione di modalità di organizzazione dell’insegnamento più a misura delle effettive capacità degli studenti.

L’Unione oltre il rigore

L’Unione deve trovare una nuova intesa sulla gestione delle politiche economiche nella quale sia possibile affiancare al criterio della finanza pubblica sana, una visione proiettata verso il futuro che si basi sulla ripresa dell’integrazione e forti investimenti comuni.

Serve una capacità fiscale comune più forte dell’Unione per la produzione di beni pubblici europei, dall’istruzione alla difesa, dalla ricerca al controllo dei confini e alla gestione dell’immigrazione. È inoltre urgente completare l’unione bancaria, con il pilastro mancante dell’assicurazione dei depositi, e l’unione del mercato dei capitali, in modo che i grandi eccessi di risparmio possano muoversi a finanziare investimenti produttivi nelle aree ancora in difetto di convergenza.

Verso un mercato unico del lavoro

Ci sono anche difficoltà di natura legale e amministrativa su cui è necessario intervenire: le barriere ancora esistenti per il riconoscimento dei titoli di studio, le barriere all’ingresso nelle professioni, le disparità nei benefici di welfare e la portabilità dei diritti pensionistici.

Saremo in prima fila per l’istituzione effettiva dell’Autorità Europea per il lavoro, con l’obiettivo ulteriore di ottenere per la città di Milano la sede di questa agenzia. In linea con il percorso indicato dal Parlamento Europeo, il mercato del lavoro europeo dovrà mettere al centro la partecipazione dei lavoratori alla gestione d’impresa.

Una politica europea sull’immigrazione

Un welfare e un mercato del lavoro realmente europeo deve farsi carico anche della ripartizione fra Paesi membri degli flussi migratori in arrivo. Oggi la questione è rimessa ad accordi ormai superati dalla tattica del “braccio di ferro” fra Stati.

L’Europa deve riconoscere agli stranieri più deboli e ai perseguitati che le si rivolgono lo stesso statuto di diritti inviolabili che riconosce ai propri nativi. Deve assumere come europee le competenze necessarie a disciplinare e solidaristicamente governare la presenza e l’integrazione, definendo politiche legali e adeguate di collocamento, integrazione, ingresso, circolazione, ricongiungimento, asilo ed espulsione, eguali e integrate in tutti i Paesi membri.

Gli Stati Uniti d’Europa

L’affermazione di un’Unione europea federale va perseguito con riforme che determinino un assetto istituzionale tale da trasferire alla Federazione alcune competenze e decisioni, così come promuovendo vere autonomie locali, regionali, cittadine, comunali.

In una prima fase vanno introdotte innovazioni politico-istituzionali e sociali mediante ciò che i trattati e il diritto europeo già consentono di realizzare: l’affermazione della cittadinanza politica europea non subordinata alla cittadinanza nazionale; liste elettorali transnazionali (partiti paneuropei) e collegio elettorale europeo; capacità legislativa propositiva del Parlamento europeo al pari dei parlamenti nazionali; elezione diretta del Presidente della Commissione.

Verso una vera Costituzione Europea

In una seconda fase bisognerà perseguire l’integrazione politica, ovvero l’edificazione di uno Stato federale europeo con un modello che consenta una redistribuzione dei poteri, un passaggio avviato dagli Stati membri e legittimato attraverso un Patto fondativo di pochi articoli che stabilisca la struttura costituzionale dell’Unione federale europea come presupposto della modifica delle costituzioni nazionali in un processo di unificazione federale.

Proponiamo una fase costituente più ampia ed estesa, una riforma istituzionale e politica volta a istituire un parlamento bicamerale e introdurre una forma di governo europea capace di garantire governabilità e rappresentatività.

Politica estera e difesa comune

È necessario andare verso una maggiore “parlamentarizzazione” della politica dell’Unione Europea, lasciando il potere esecutivo sugli affari esteri all’Alto rappresentante e al Servizio europeo per l’azione esterna.

Va redatto un libro bianco sulla sicurezza e la difesa dell’Unione, nel quale siano analizzate tutte le minacce alle quali l’Unione europea nel suo insieme è esposta e da cui nel suo insieme deve essere in grado difendersi; conseguentemente va realizzato uno studio approfondito di fattibilità sul progetto di un esercito europeo comune e comunitario, tenendo conto di due criteri fondamentali.

Fiscalità e investimenti verdi

Crediamo sia particolarmente importante l’eliminazione progressiva di sussidi e finanziamenti destinati ai combustibili fossili, e l’introduzione di un prezzo minimo delle emissioni di CO2 che integri il mercato delle emissioni per i settori ancora non coperti dall’European Trading Scheme.

In parallelo, è fondamentale progettare una strategia di investimenti che supporti soprattutto le fasce deboli della popolazione. I fondi devono essere indirizzati a nuove infrastrutture e abitazioni sostenibili, a tecnologie pulite innovative, alla riconversione verde dei territori urbani e alla rivitalizzazione delle aree rurali, ma anche alla tutela dei lavoratori dei settori che potrebbero rimanere spiazzati dalla transizione verde.

Un’Italia forte e credibile in Europa

Bisogna rimettere l’Italia su un percorso di riduzione graduale del debito pubblico, e di ritrovata credibilità sui mercati finanziari. L’immediato effetto di un annuncio credibile di ritrovata responsabilità fiscale porterebbe a un drastico calo degli interessi sul debito.

Secondo stime fornite dall’ Ufficio Parlamentare di Bilancio, una riduzione di 100 punti dello spread, che ci porrebbe quindi sui livelli del Portogallo, consentirebbe di risparmiare circa 30 miliardi fino al 2021. Se lo spread scendesse di 150 punti, invece, fino al livello della Spagna, le risorse sarebbero ovviamente maggiori. Ad ogni modo, il solo incremento di credibilità porterebbe a risparmiare oltre 10 miliardi l’anno di interessi sul debito.

Fondi europei: un rapporto diretto tra le imprese e l’Europa

L’Italia è tra i paesi dell’Unione che ricevono più fondi europei, ma al tempo stesso è tra quelli che li utilizza meno e peggio di tutti. Una situazione paradossale che deriva dalla scarsa informazione sui fondi diretti, ovvero quelli che vengono erogati direttamente da Bruxelles.

Se da una parte è necessaria una maggiore informazione, è anche necessario spostare sui fondi diretti molti dei fondi che oggi sono intermediati dalle regioni e da altri enti erogatori nazionali. Vogliamo che le imprese possano avere un rapporto il più possibile diretto con l’Unione Europea per l’accesso ai fondi strutturali. Tra le imprese e l’Europa c’è l’Italia peggiore, quella delle burocrazie e delle clientele, che è necessario togliere di mezzo per tornare a crescere.